Traduzione: siamo un gruppo di entusiasti poveri
(Articolo apparso su Gradanski List, giornale di Novi Sad)
Autore: D. Garić, Fotoreporter: S. Vojnović
Traduzione dal serbo: la nostra amica Ana
La "Titubanda", orchestra di ottoni, di ventisei membri, provenienti dall'Italia, ha emozionato a metà della settimana scorsa i passanti, i bagnanti e i passeggiatori che si erano trovati per caso sullo Strand (La spiaggia lungo il fiume Danubio, NDR).
Il ritmo e la melodia di sei sassofoni, tre tromboni, tre flauti, tre tamburi, un corno, percussioni e altri "aggeggi" – sono riusciti non solo a tirar fuori il sorriso sui volti degli abitanti di Novi Sad, presi di sorpresa, ma anche a smuovere il pubblico così variopinto – dalle bimbe di tre, quattro anni con le gonnelline a fantasia, fino ai settantenni che hanno deciso di fare una pausa tra due partite di bocce.
La numerosa "Titubanda", di cui quasi la metà del gruppo è rappresentata dal gentil sesso, è venuta con alcuni pulmini dalla Capitale Italiana e attualmente si trova in viaggio per i Balcani.
Quando arrivano, gettano immediatamente l'ancora in uno dei punti cardinali della città, tirano fuori gli strumenti dai pulmini e cominciano a suonare. Nel frattempo, alcune ragazze della banda raccolgono i contributi, con i quali in seguito finanziano i successivi viaggi. Visto che questa "banda" di musicisti ambulanti fa quasi tutto in modo spontaneo e ad hoc, anche l'intervista con uno dei membri con più anzianità nel gruppo, il trombonista Mario Giuseppe Camporeale, l'abbiamo fatta strada facendo – tra l'una e l'altra esibizione, ovvero, spostandoci dalla spiaggia sul Danubio di Novi Sad verso il centro di Novi Sad.
- Noi non siamo un tipico gruppo musicale, ma una specie di laboratorio musicale aperto a nuovi membri. Se vieni a Roma e vuoi suonare, contattaci tranquillamente! Chiunque vuole aggiungersi e mettersi a suonare, è benvenuto! Noi non siamo professionisti, ma un gruppo di dilettanti che prova gioia nel fare la musica. Siamo un gruppo degli entusiasti poveri. Riusciamo a guadagnare giusto il necessario per poter sopravvivere mentre stiamo in viaggio. Qui siamo una trentina, mentre a Roma siamo circa in sessanta.
Noi ci divertiamo a fare musica... Dei 26 musicisti di noi che sono qui a Novi Sad, solo due-tre vivono di musica, mentre gli altri svolgono altre professioni e attività per poter sopravvivere – comincia così il suo racconto il nostro interlocutore.
Affamato a Guca
– Vengo dal Sud Italia. Nel secolo scorso ci sono arrivate molte persone dai Balcani. Era l'ingresso per l'Europa. Qua mi sento molto a mio agio. Soprattutto quando si tratta della comunicazione tra le persone. Il modo in cui si divertono gli italiani e i serbi, in cui bevono e scherzano non è molto diverso. Quando dico qualcosa di buffo, la gente balcanica normalmente capisce lo scherzo, nonostante non parlino l'italiano. Per quanto riguarda il cibo, lì le cose stanno diversamente. Sono cresciuto vicino al mare. Mi piace il pesce, i frutti di mare e la verdura, per cui a Guca sono rimasto affamato!
Quali, diciamo, "altri lavori" fa lei ?
– Oltre alla "Titubanda", ho un'orchestra di una quarantina di bambini. Lavoro come insegnante e mi piace tanto farlo. Stasera dormiamo in una delle scuole della vostra città. Se tutte quante sono così, allora devo notare che noi in Italia non facciamo tanta attenzione all'istruzione! Il Primo Ministro italiano durante le elezioni non faceva che gridare: "Scuola, scuola, scuola!", e dopo le elezioni, nessuno ci ha mai buttato uno sguardo.
Esiste il capo di "Titubanda"?
– Molte persone non credono che non abbiamo il capo del gruppo. Sostanzialmente, ognuno fa quel che sa fare di meglio... Se sei bravo a organizzare e concordare un viaggio, allora te ne occupi tu. Se sei un buon performer, allora ti occupi di animazione dei bambini e del pubblico.
"Titubanda" si trova attualmente in una mini-tournée per i Balcani...
– Ci siamo esibiti con lo stesso repertorio sull'intero territorio dell'ex Jugoslavia. Siamo partiti da Roma il 4 agosto, siamo stati a Mostar, a Sarajevo, a Guca, a Kraljevo, a Sabac... Siamo passati per la Croazia, per la Bosnia, per la Serbia. La musica collega... Dappertutto le persone si sono divertite con la musica quasi nella stessa maniera, e abbiamo suonato la musica proveniente dall'India, dall'America, da Cuba, dai Balcani, chiaramente... Ci piace il melos balcanico.
Tre giorni fa siamo stati a Guca.
E le impressioni?
– Ci sono stato anche nel 2002, solo in un altro contesto musicale. Allora non avevamo nessun accordo con gli organizzatori, nessuno ci ha invitati, ma ci siamo esibiti più volte. Adesso lì tutto quanto è diventato più rigido. C'è più burocrazia... Tra l'altro, se si può giudicare in base all'esperienza di Guca, il nazionalismo è in fiore in Serbia! Quando ci sono stato cinque anni fa, a nessuno gliene fregava niente da dove venivo, adesso tutto è diverso...
Una parte del vostro repertorio presenta brani di Charles Mingus,
Domenico Modugno, Šaban Bajramovic', Goran Bregovic...
– Non sono le interpretazioni classiche, semplicemente per il fatto che queste composizioni sono state scritte per un minor numero di strumentisti di quello di cui disponiamo noi come orchestra.
Spesso facciamo i mix delle canzoni famose. Probabilmente le persone con meno esperienza devono attenersi alle note, ma noi improvvisiamo abbastanza. E' difficile sentire la "Titubanda" suonare qualcosa in modo identico all'originale. Il grande numero dei musicisti cambia completamente l'atmosfera...
Avete appena finito l'esibizione in spiaggia di Novi Sad e state correndo verso il centro, dove avrete un'altra esibizione. Vi stanca un ritmo del genere?
– Sai com'è, noi non siamo delle superstar per le quali il pubblico va in trance. Non arriviamo in aereo, non alloggiamo negli alberghi e non ci possiamo permettere di suonare solo quando ci va. Siamo un gruppo di una trentina di persone senza soldi, che si diverte tanto suonando e che cerca, al tempo stesso, di guadagnare qualcosa.
Durante l'esibizione perdiamo molta energia... Quando siamo in tournée, ogni giorno siamo in un'altra città. Nel frattempo bisogna anche trasferirsi negli autobus, e poi l'esibizione non può durare meno di un'ora e mezza. A volte ci presentiamo varie volte in un giorno. Come oggi.
Neanche i nostri strumenti sono così leggeri da portare... Inoltre, non sono più un ragazzino!
Consumismo e professionalità
– Come la maggior parte delle cose, anche la musica oggigiorno è diventata consumo. La senti con lo stereo, on-off, compri l'album, vai in discoteca. Ma quel bisogno prezioso, autentico, di ballare e suonare, va perdendosi, è diventato quasi insolito. Non solo in Italia, ma dappertutto nel mondo. Come insegnante, cerco di far liberare i bambini mostrandogli che possono creare la musica da soli e divertircisi al di là della professione che sceglieranno. Sono stufo di questa necessità di essere professionisti. Dov'è finito il sogno di godere dei doni datici da Dio?! Non suono perché non sono professionista, non faccio lo sport, perché non sono professionista... Quando invece, sia la musica che lo sport ci aiutano a rimanere in forma.
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